Due grossi motivi per cui non mi piace il NaNoWriMo…

Consigli, Scrittura

…e uno piccolo per cui mi piace.

Tempo di lettura: 5,07 minuti

Novembre è un mese frenetico per chi scrive, si sa; già da ottobre (o meglio, Preptober) ci si comincia a preparare alla sfaticata che è scrivere un romanzo intero in un mese: è il famoso NaNoWriMo, ovvero National November Writing Month (novembre mese nazionale della scrittura), un’iniziativa benefica nata negli Stati Uniti che presto si è estesa a tutto il mondo, persino qui in Italia, e che invita i partecipanti a scrivere nel mese di novembre cinquantamila parole, che sarebbe un romanzo fatto e finito, mantenendo quindi una media di 1667 parole al giorno.

Nella mia bolla social la maggior parte delle persone che conosco e seguo partecipa, condividendo ogni giorno dei template nelle stories con il conteggio parole del giorno e immagini o citazioni che si riferiscono al loro work in progress, parlando dei temi e personaggi che stanno scrivendo, creando circoli di scrittura per darsi man forte a vicenda e creando contenuti con risorse per aumentare la produttività e scrivere meglio e di più (l’avevo fatto anch’io l’anno scorso: trovi qui il post).

Sono a conoscenza di questa iniziativa da circa tre/quattro anni, e ogni anno mi sono ripromessa di partecipare, ma c’era sempre qualcosa: non ne sapevo ancora abbastanza, non me la sentivo, oppure ero in fase di editing o revisione e non mi sembrava il tipo di lavoro adatto a questa iniziativa.

Solo quest’anno ho deciso coscientemente di non partecipare e ho capito che in realtà il NaNoWriMo non mi piace; non credo nemmeno che mi unirò i prossimi anni alle schiere di scrittorə che si fa il mazzo ancora di più in questo mese in particolare.

Ecco quindi due motivi per cui non mi piace il NaNo:

1. LA COMPETIZIONE, LA PRESSIONE SOCIALE (E SOCIAL).

Non sono contro una competizione sana: può davvero aiutare e motivarci a darci dentro. Tuttavia vedo una tendenza preoccupante, ovvero il “lottare” a colpi di numeri. Mi spiego meglio: per scrivere cinquantamila parole in un mese se ne dovrebbero scrivere ogni giorno 1667. Mi è capitato spesso di guardare i template con il conteggio parole di altre persone e sentirmi a disagio perché magari quel giorno in particolare, per vari motivi, avevo scritto di meno. E se prefissarci un certo numero di parole, battute o pagine da scrivere può essere un modo sano per porci degli obiettivi, la corsa a tutti costi al numero non lo è, specialmente se fatta per un confronto con altre persone.

Ecco cosa mi piacerebbe vedere durante Novembre: più persone che raccontano come scrivere quel giorno le ha fatte sentire, più festeggiamenti per aver raggiunto il proprio obiettivo giornaliero o settimanale (senza sentirsi per forza obbligatə a condividerlo) e meno numeri. I numeri lasciamoli alla contabilità, alla matematica, a tutte quelle cose lì coi numeri; noi scriviamo storie che vogliono fare emozionare, non testi di, uhm, numerologia (lol): ricordiamocelo in questo mese.

2. IL CONCETTO DI “VINCERE” IL NANO.

Il sito del NaNoWriMo incoraggia una gamification del processo offrendo “badges”, delle medaglie virtuali al valore da sfoggiare con lə propriə “buddies”, le persone con cui si vuole condividere il processo sul sito, che è quindi anche social, e in generale quando si riesce a completare la sfida scrivendo le agognate cinquantamile parole si può dire orgogliosamente di aver “vinto” il NaNo.

La tecnica della gamification e di avere un obiettivo comune possono essere efficaci per qualcunə, non lo nego (se lo sono per te, tanto meglio); tuttavia nel concetto stesso di “vincita” è insito quello di “perdita”: per fare qualche esempio, una persona che si è messa a scrivere ogni giorno ma che a malapena è arrivata a mille parole al dì, per esempio, “perderebbe” il NaNo con ventimila parole in meno di quelle richieste. Poco importa l’impegno che ci abbia messo, quanto difficile sia stato per lei ritagliare quel tempo ogni giorno, poco importa l’orgoglio di aver scritto, magari, molto più di quanto fa di solito.

Anche questo problema si riconduce ai numeri, ovviamente; più procedo nel mio percorso di scrittura, più mi rendo conto di quanto la qualità sia molto più importante della qualità. Tre parole pregne di significato valgono anche quanto mille buttate lì a caso. Il NaNo, però, sembra incoraggiare la quantità rispetto alla qualità, cosa comprensibile perché per scrivere un romanzo in un mese non si ha il tempo effettivo per riflettere su ogni parola, ed è anche giusto così: ci sono i momenti per scrivere di fretta, con l’acqua alla gola, e quelli nei quali si riesce a scegliere le parole una a una.

Tutto questo senza contare che molte persone per partecipare e “vincere” scrivono anche quando dovrebbero dormire, e in generale sacrificano momenti che potrebbero essere in realtà essenziali alla loro salute psicofisica. In una società che glorifica l’ammazzarsi (letteralmente) di lavoro e che venera la produttività al costo del benessere, non credo sia una buona cosa.

Ecco cosa vorrei vedere di più durante il NaNo: più consapevolezza riguardo ai propri ritmi e meno smania di vincere. Più ascolto delle proprie necessità in un periodo intenso, meno glorificazione del sacrificio a tutti i costi per il lavoro. Perché sì, è un lavoro.

Nonostante questi grossi problemi che ho personalmente con il NaNo riconosco che sia un’iniziativa ben organizzata e che può fare davvero bene a molte persone. In particolare, ciò che invece mi piace è:

1. IL SENSO DI COMUNITÀ E L’AIUTO RECIPROCO

Quest’anno, pur non partecipando, sto lavorando più intensamente alla riscrittura e immergermi nell’atmosfera di fermento del NaNo rimanendo all’esterno mi fa bene. In particolare trovo che lavorare assieme ad altre persone funzioni molto bene per me, quindi quando la mia amica Donnie mi ha proposto di unirmi a un piccolo gruppo di scrittura questo mese ho accettato con entusiasmo.

Siamo in cinque persone in totale e ci troviamo via video chat (a volte whatsapp, a volte meet) senza la pressione di esserci sempre o a tutti i costi e con invece la gioia di lavorare assieme e parlare dei nostri progetti che ci guida.

Spronarsi a vicenda, creare e rafforzare comunità, e aiutarsi: questi sono i valori che ho scoperto con questo gruppo di scrittura, assieme a una dimensione di condivisione e di rapporti interpersonali sana e motivante. Il NaNo dovrebbe essere più così, senza ansie sul numero di parole e riguardo la “vincita” o a causa della competizione. Semplicemente persone riunite sotto un unico obiettivo.

Hai mai partecipato al NaNo? Mi piacerebbe sapere che ne pensi, soprattutto se non sei d’accordo con me. Puoi scrivermi qui un commento o una mail, la trovi nella sezione contatti di questo sito.

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3 pensieri su “Due grossi motivi per cui non mi piace il NaNoWriMo…

  1. Mi è piaciuto molto questo articolo, molti anni fa scrivevo e conosco il Nano per questo motivo. Non ho mai partecipato e non scrivendo più non penso lo farò mai. È una bellissima analisi quella fatta

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