Le mie letture di febbraio

Letture

Nel mese di febbraio ho terminato quindici libri: ho letto moltissime graphic novel e in particolare in giorni in cui stavo male ed ero confinata a letto ne ho fatto proprio scorpacciata.

La tematica del numero dei libri che si leggono in un determinato lasso di tempo mi è molto cara, e la affronto sui social a intervalli di tempo regolare. Ci tengo quindi a ribadire una cosa molto importante: questo è il numero che ho letto io in un mese in cui sono stata fisicamente male, e quindi in cui la lettura è stata evasione e conforto. Non voglio che sia metro di confronto: ogni persona vive situazioni diverse, ha ritmi di lettura, necessità e disponibilità individuali e differenti. Se questo mese hai letto un libro o nemmeno uno, va bene.

Vediamo quali mi hanno sorpresa in positivo e quali in negativo.

LEGENDA:

Vicino ai titoli utilizzo degli emoji, eccone il significato:

🇬🇧: il libro è stato letto in inglese

🎧: il libro è stato audioletto o ascoltato in audiolibro

🤓: il libro è un lavoro di non fiction: saggio o memoir

💬: indica una graphic novel o fumetto

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💬Cuello, Guardati dal beluga magico

Una collezione di strisce con una storia più lunga che si frammenta tra di esse. Nonostante alcune delle strisce fossero simpatiche e apprezzi lo stile di disegno, non mi è piaciuta per nulla la modalità di narrazione frammentata, che ha reso la lettura confusionaria e non mi ha permesso di empatizzare con la storia principale. Un grande meh, che non mi ha lasciato nulla, a differenza di altre opere dell’autore come Residenza Arcadia, di cui parlo più in basso, e Mercedes che ho letto in precedenza. Capisco che possa essere un “assaggio” per capire se Cuello piace o no ma non lo consiglierei per nulla, anche perché le strisce si trovano sui social dell’autore.

💬Thorogood, Gli ultimi giorni di luce di Billie Scott

Billie Scott è un’artista sul bordo della sua prima mostra importante quando, in seguito a un incidente, le viene comunicato che perderà la vista gradualmente fino a diventare cieca di lì a una settimana. In panico per la sua carriera e la mostra, Billie decide di intraprendere un viaggio per creare le sue ultime opere che la cambierà nel profondo grazie a ogni incontro che farà. Come si dice, il tesoro alla fine sono le amicizie che si trovano per strada. L’ho trovata una graphic novel intensa e bellissima che parla di comunità, contatto e storie umane; il tema della cecità è affrontato senza pietismi o buonismi e il finale, senza fare spoiler, è di speranza e gioia. Consigliato specialmente a persone la cui vita gira attorno alla loro creatività.

💬 Durante, Menini, La rosa armata

Rosa è appena una ragazza quando scoppia la guerra, nel 1944, ed è costretta a mettersi in viaggio con l’amica Gisella, incinta. Dopo essere state salvate da un gruppo di partigiane, decide di unirsi a loro e imbracciare il fucile per partecipare alla lotta armata. Una storia dura accompagnata da disegni aspri, che veicolano bene la bruttezza della guerra, ma che riescono anche a evidenziare i piccoli momenti di gioia e umanità, solidarietà e comunità che si trovano persino in mezzo alla disperazione. Una graphic novel potente che parla di libertà e di lotta, una lettura non facile ma necessaria.

💬Loputyn, Francis

Loputyn non delude con delle illustrazioni eteree ed emotive che fanno da sfondo a una storia che parla della ricerca della nostra verità e del nostro io più profondo: Francis è una strega che fa parte di una congrega e assieme a un’altra, la sua migliore amica sempre perfetta, è stata scelta per affrontare le prove che eleggeranno la prossima capoclan. Quando si accorge che non ha preparato in anticipo dei materiali per una prova essenziale, decide di evocare uno spirito che invece di aiutarla la scuoterà dal profondo. La storia sembra tronca, con un finale e “indizi” disseminati nelle pagine che preannunciano un seguito.

💬 Nagata, Diario di una guerriera single

Da dove iniziare? Da qui: non posso consigliare questa graphic novel. L’autrice mi era piaciuta molto in “La mia prima volta”, in cui avevo apprezzato la radicale onestà con cui aveva raccontato la sua esperienza, quindi speravo che mi sarebbe piaciuta anche qui; purtroppo non è stato così: hai presente quando mangi troppo di un cibo e anche a sentirlo nominare poi ti viene la nausea? Ecco, è stata questa la sensazione.

Una graphic novel autobiografica e sanguinante ci sta, due cominciano ad essere troppe…e quando la produzione diventa prevalentemente di questo tipo (Nagata ha pubblicato quattro graphic novel su questo stampo, edite anche in Italia) la cosa comincia, invece di risultare onesta e profonda, a puzzare di trauma dumping, spettacolarizzazione e monetizzazione del dolore e trauma p0rn. Quando la tua carriera si basa sull’espressione del tuo dolore, inoltre, non c’è incentivo vero ad uscirne, e si ripete così un circolo vizioso che trascina l’autrice e chi legge in basso, nutrendo invece una macchina da denaro che non ha alcun interesse a far stare bene chi si (de)scrive e chi riceve tale pubblicazione.

(Tra parentesi, enormi trigger warning per le sue opere, in generale abbiamo: descrizione grafica di abuso ricevuto da bambina, dipendenze, disordini alimentari, self-hatred, self-harm; forse sto pure dimenticando qualcosa.)

Questo volumetto, in particolare, si interroga su questioni complesse come: i figli, interrogarsi sul proprio genere e la propria sessualità, voler trovare l’amore (sempre solo romantico),desiderare una famiglia e una vita inquadrata come “normale” dalla società. Temi importanti, ma che vengono trattati con grande superficialità e confusione, perché l’autrice stessa è confusa sul tema. Ora, non mi aspetto che in un’autobiografia ci siano delle risposte: va benissimo anche lasciare certe domande sospese; tuttavia mi aspetto come minimo una chiarezza e una autoconsapevolezza, che per scrivere memoir sono essenziali. Ecco, questo memoir grafico doveva restare nel cassetto e non essere pubblicato come il diario personale che è, non destinato ad altri occhi oltre a quelli dell’autrice.

💬Cuello, Residenza Arcadia

Residenza Arcadia è un condominio come tanti altri, abitato quasi da persone anziane e che sembra andare avanti solo a scaramucce e a quei fastidi dettati da una convivenza forzata che tendono a inasprirsi negli anni. Tutto però non è come sembra: quella che inizialmente sembra una quotidianità anche fin troppo conosciuta diventa, man mano che si va avanti nella lettura, una cipolla che mostra i suoi strati, a partire dal passato di ogni inquilino e dai dolori spazzati sotto al tappeto fino a un esterno distopico e un diverso che fa paura e che diventa capro espiatorio.

C’è anche la tematica queer nella backstory di uno degli inquilini, e l’ho trovata delicata e commovente, davvero ben fatta.

Una lettura emotiva e multisfaccettata, che nasconde e svela nei momenti giusti e che riesce a commuovere profondamente.

💬 Rostagnotto, Discosogni

Discosogni è l’Italia degli anni ’80 vista nel 2023 attraverso degli occhiali a forma di cuore e con lenti rosa, è la nostalgia pastello di un decennio al neon romanticizzato che si rivela nella sua ingenuità e nel suo candore da periferia del mondo.

Ambra e Giovanni sognano in grande, lei con le sue canzoni e lui con i suoi outfit arditi e le sue mosse di ballo in avanti coi tempi, ma si trovano davanti solo porte sbattute in faccia finché sono notati da un produttore che propone loro qualcosa a cui non avevano mai pensato: unire il talento di Ambra al look di Giovanni e sfondare come Zaff Hero, improbabile cantante statunitense giunto in Italia per rubare cuori e far ballare tutte le discoteche dello Stivale. Il finale ci porta a Sanremo, dove Ambra e Giovanni dovranno fare una scelta: fama e successo ottenuti con la menzogna oppure vivere la loro verità?

Discosogni è stata una lettura fresca, di grande intrattenimento grazie alle illustrazioni meravigliose, tutte dai toni pastello, le citazioni puntuali agli anni ’80 e la storia che, per quanto prevedibile, è super godibile. Trattata bene anche la questione queer dell’identità di Giovanni.

💬🇬🇧 Lehmann, Parallel

Parallel è la storia di Karl, che vive in modo segreto e tormentato la propria omosessualità in Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale tra la paura di restare solo al mondo e il desiderio di avere una famiglia che gli stia vicino e la sua identità di uomo gay, ma potrebbe essere la storia di chissà quanti altri uomini del suo tempo, imprigionati nella gabbia dell’eteronormatività e in un periodo in cui essere chi erano e amare chi amavano era illegale. Una graphic novel struggente e tormentata che racconta la solitudine, la sofferenza, l’odio che le persone queer sono state costrette a subire in tempi non così lontani.

Grazie a NetGalley e alla casa editrice per l’opportunità di leggere questa graphic novel in anteprima.

💬🇬🇧Burgess, How to be ace

How to be ace è stato per qualche tempo, assieme a Ace di Angela Chen, non solo il migliore ma anche l’unico testo sull’asessualità che rappresentasse bene questo orientamento. Mentre quello di Chen è un saggio, How to be ace è un memoir e racconta l’esperienza dell’autrice mentre cresce e passa dal liceo al college e inizia a comprendere meglio se stessa, il suo ocd e la propria (a)sessualità.

Nel frattempo sono stati pubblicati altri testi su questo orientamento, sia di non fiction che di fiction, ma questo resta molto valido e un’ottima introduzione al tema anche per chi non avesse mai sentito parlare di questo orientamento, visto che utilizza l’esperienza personale della sua autrice per spiegare concetti legati allo spettro dell’asessualità e la discriminazione e i disagi che le persone nello spettro devono sopportare vivendo all’interno di una società ipersessuale e ipersessualizzata.

🎧🇬🇧 Wynne Jones, Howl’s moving castle

Sophie è la più grande di tre figlia e si è ormai rassegnata a ereditare il negozio di cappelli di famiglia e a condurre un’esistenza priva di scossoni; la sua vita, però, viene stravolta quando la temibile strega dell’Ovest la tramuta per gelosia in una donna anziana, e Sophie finisce a fare la donna delle pulizie per il famigerato mago Howl, che si dice mangi il cuore delle fanciulle…ma che si rivela decisamente diverso dalla sua fama.

“Il castello errante di Howl” è uno dei miei film (non solo animati) preferiti di sempre, quindi è da anni che ero curiosa di leggere l’opera dal quale è stato tratto, e, nonostante il film e il libro divergano molto, specie in certe parti, è stata un’esperienza di lettura bellissima che mi ha trasportato in atmosfere affascinanti e che mi ha avvolto in una calda coperta e mi ha offerto un tè fumante e profumato davanti a un caminetto. Diana Wynne Jones ha creato un mondo meraviglioso e dei personaggi indimenticabili che porterò con me per molto tempo: questa è letteralmente una lettura comfort, e la consiglio a chiunque.

💬🇬🇧 Lee, In limbo: a graphic memoir

“In limbo” è uno sguardo sulla vita di un’adolescente coreana trapiantata negli Stati Uniti, è sentirsi chiamare persino dalla famiglia con un nome europeo mentre il tuo vero nome è un altro, è la sensazione di profonda solitudine che provi all’interno di una stanza quando nessuno assomiglia a te o parla la tua lingua, è il non sentirsi coreana fino in fondo, ma nemmeno statunitense: è vivere in un limbo di culture, di lingue, di desideri.

Lee riesce in questo memoir in forma di graphic novel a raccontare la sua adolescenza tra le difficoltà legate alla diaspora coreano-americana e la sua salute mentale, tra un “dentro” e un “fuori” equamente tormentati, e lo fa attraverso illustrazioni eloquenti e cariche di emozione.

Grazie a NetGalley e alla casa editrice per l’opportunità di leggere questa graphic novel in anteprima.

Dugan, Some girls do

Morgan era una stella dell’atletica nella sua vecchia scuola, ma è costretta a trasferirsi per la loro intolleranza verso le persone queer dopo il suo coming out come lesbica; Ruby è una ragazza bisessuale divisa tra i suoi veri interessi (le auto e l’officina che è più casa del luogo dove dorme) e i sogni da reginetta di bellezza che sua madre ha proiettato su di lei. Il loro primo incontro è uno scontro, ma pian piano si conoscono e si innamorano.

Some Girls Do è un romance young adult saffico piacevole, anche se non sconvolgente. Ho trovato la rappresentazione della queerness e di ciò che comporta, specialmente a quell’età, ben fatta e nonostante ci siano stati dei momenti che ho trovato frustranti (sia Morgan che Ruby fanno diversi errori sia nel loro rapporto, sia verso altre persone), e sia difficile a tratti empatizzare, l’ho trovato un libro carino, una lettura di intrattenimento che fa il suo lavoro. Se l’avessi letto in un’età diversa l’avrei probabilmente apprezzato di più, e questo significa che una persona dell’età del target di questo libro se lo godrà più di quanto ho fatto io.

Grazie a Leggereditore/Fanucci per avermi regalato la copia italiana.

Pugno, Sirene

Una distopia femminista e antispecista che può essere riassunta in un unico aggettivo: disturbante. Le sirene di Laura Pugno sono creature sfruttate dagli esseri umani per la carne e a scopi sessuali; sono allevate dalla yakuza, padrona di un mondo in rovina dopo la pandemia del “cancro nero”, un tipo di cancro alla pelle provocato dagli aggressivi raggi solari. In tutto questo, Samuel lavora in uno degli allevamenti di sirene e durante una sessione di “monta” entra nelle vasche e stupra una di loro, che genererà una mezzumana.

Partendo dal protagonista, una voce narrante che non può piacere proprio per volontà dell’autrice, ai temi trattati, che esplorano il ruolo delle donne, trasfigurate come sirene (gli unici due personaggi femminili sono Sadako, la ragazza ora morta di Samuel, e la dottoressa inviata dalla yakuza) e la violenza verso gli animali e i limiti (se mai ci sono) che ci differenziano da essi, è stata una lettura difficile, a tratti grottesca e morbosa, difficile da digerire ma che pesa di domande e riflessioni interessanti dal punto di vista femminista.

Pretta, La monogamia dei calzini

Alice e Alberto sono una coppia nerd come tante: si conoscono a una partita di un gioco di ruolo tra amici, ordinano cinese regolarmente, hanno i propri interessi e passioni in comune; un giorno però succede che Alberto comincia a dimenticarsi cose che di solito non si dimenticava e a comportarsi come non aveva mai fatto. Seguirà a breve la diagnosi: Alzheimer precoce, e così la loro vita cambia drasticamente, fino all’epilogo drammatico.

Sapevo che questo libro mi avrebbe prosciugato di lacrime, e così è stato; Pretta riesce a raccontare la malattia in modo realistico attraverso la voce narrante di Alice che sa essere ironica, a tratti acida e persino un po’ crudele, ma che resta al fianco di Alberto fino alla fine, e uno stile semplice, ma non semplicistico. Molto belli anche i dettagli grafici all’interno del libro: ogni capitolo è preceduto dalla planimetria dell’appartamento di Alice e Alberto, luogo dove si conoscono, si innamorano e vivono, e man mano che si procede essa scolorisce sempre di più, per indicare la degenerazione della salute di Andrea.

Forse la cosa più terribile de La monogamia dei calzini è proprio la normalità del tutto, la sensazione di conoscere intimamente sia Alice che Alberto, e che una cosa del genere potrebbe accadere senza problemi a una coppia di amici, o persino a me e mio marito: Pretta se ne assicura attraverso una narrazione delicata, ma decisa, che ho apprezzato molto.

Grazie a Le Plurali per avermi regalato la copia da recensire.

Canteri, Incantesimo

Un fantasy nostrano dalle vaghissime tinte saffiche che si ispira alle atmosfere e agli archetipi delle fiabe: Nerea è una principessa a cui un colpo di stato ha strappato regno e famiglia; viene salvata da Iside, regina glaciale e impenetrabile dal passato avvolto nel mistero che viene a poco a poco svelato proprio da Nerea, rivelando il segreto del suo incantesimo.

Nonostante qualche indubbio punto di forza, tra tutti l’ambientazione affascinante e da fiaba ben descritta, un interessante richiamo di simboli attraverso le pagine e una buona struttura narrativa, ho trovato delle ingenuità tecniche, specialmente nello stile traballante e nei dialoghi, che non mi hanno permesso di godermi appieno la lettura, né di empatizzare con le personagge. Nei difetti si nota l’inesperienza dell’autrice, comprensibile perché qui al suo esordio, e traspare molto la sua volontà di veicolare il messaggio di fondo del libro, forse un po’ troppo, quasi ai limiti di un sermone. Resta un libro pieno di cuore, prodotto da una persona che chiaramente tiene molto a ciò che scrive; non posso consigliarlo, ma terrò d’occhio questa autrice per il futuro, certa di un miglioramento nella produzione man mano che acquisirà maggiore esperienza.

Si ringrazia l’autrice per la copia in regalo.

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Grazie di aver letto fin qui, spero di averti fatto scoprire nuovi libri da leggere prossimamente!

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